Il programma di installazione possiede una funzione integrata che consente di verificare l'integrità dei vari media di installazione. Funziona con metodi di installazione quali CD, DVD, disco fisso ISO e NFS ISO. Si raccomanda di fare un controllo di tutti i media di installazione prima di procedere con l'installazione e prima di segnalare eventuali problemi. Per eseguire il controllo, digitate linux mediacheck al prompt boot:.
Se si verificano problemi durante l'installazione, prima di inviare un bug report è bene che eseguiate un controllo dei media di installazione. Molti dei problemi segnalati sono risultati derivare da CD non correttamente masterizzati. Quando fate una segnalazione relativa a bug di installazione, inoltre, ricordatevi di selezionare il componente anaconda.
Esiste un nuovo tipo di installazione chiamata Personal Desktop, in grado di installare software preselezionato per un utilizzo domestico o a uso ufficio. Nel corso del processo di installazione è possibile modificare le selezioni predefinite relative al software nel caso in cui vi occorra un pacchetto non incluso per default nell'installazione Personal Desktop.
L'installazione di tipo Workstation è stata riconcepita per gli utenti interessati allo sviluppo di software o all'amministrazione di sistema.
Il programma di installazione grafica comprende una nuova schermata per la selezione dei gruppi di pacchetti volta ad agevolare il processo di personalizzazione del software che desiderate installare. Se scegliete le installazioni di tipo Server o Personalizzata, la schermata per la selezione dei gruppi di pacchetti viene visualizzata per default. Se scegliete le installazioni Personal Desktop o Workstation, il programma di installazione vi consente di personalizzare i pacchetti attraverso la schermata per la selezione oppure di continuare con la configurazione dei pacchetti di default.
Il programma di installazione non utilizza più il frame buffer del server X per l'installazione grafica. Anzitutto cerca di utilizzare un server nativo compatibile con il chipset video del sistema; in caso non vi riesca, utilizza il driver vesa generico.
isolinux viene ora utilizzato per avviare il CD. Se riscontrate problemi durante l'avvio da CD potete salvare l'immagine images/boot.img su un dischetto, come descritto nella Official Red Hat Linux Installation Guide.
Se volete fare in modo che un CD da voi creato avvii il programma di installazione, copiate la directory isolinux dal primo CD in una directory temporanea (cp -r /path/to/tree/isolinux/ /path/to/cdimage) e poi eseguite il comando seguente:
mkisofs -o /path/to/file.iso -b isolinux/isolinux.bin -c isolinux/boot.cat -no-emul-boot -boot-load-size 4 -boot-info-table -R -J -V -T /path/to/cdimage
È ora possibile specificare l'ordine di avvio delle vostre unità. Per accedere a questa funzione, scegliete di configurare le opzioni avanzate per il boot loader dal programma di installazione grafica.
Il file comps è stato sostituito da un file basato su XML, ossia comps.xml. Questo nuovo formato aumenta le possibilità di personalizzazione; tuttavia, se in passato avevate modificato il file comps, dovete convertirlo nel nuovo formato basato su XML.
Adesso, è possibile eseguire un'installazione di rete dopo aver avviato da CD. Digitate linux askmethod al prompt boot: per poter accedere alla fonte di installazione.
Il programma di installazione configurerà automaticamente un mouse USB nel file di configurazione di X, anche se non è presente alcun mouse USB al momento dell'installazione. In questo modo, se in futuro utilizzerete un mouse USB, esso funzionerà correttamente.
Attualmente, è possibile eseguire l'installazione anche da un dispositivo CD-ROM IEEE-1394 (Firewire™). Per farlo, dovete essere in grado di avviare da CD-ROM. Non è possibile installare su un disco fisso IEEE-1394.
L'utility mkbootdisk consente attualmente di creare un'immagine di avvio ISO-9660. Ciò si rivela utile se l'immagine di avvio è troppo grande per poter essere contenuta in un dischetto floppy (per esempio, quando si utilizza l'LVM). La sintassi della linea di comando per questa opzione è:
mkbootdisk --iso --device <output-iso-name> <kernel-version>
dove <output-iso-name> corrisponde al nome dell'immagine output ISO-9660 e <kernel-version> è il numero di versione del kernel.
Per maggiori informazioni sugli aggiornamenti del programma di installazione o su altre questioni relative all'installazione stessa, visitate il sito http://rhlinux.redhat.com/anaconda/.
All'interno di Disk Druid esiste una nuova opzione per aiutarvi a creare array RAID di grandi dimensioni, composti da unità equamente partizionate. Il Clone Tool vi consente di selezionare un'unità sorgente e di copiarne lo schema di partizionamento su una quantità arbitraria di altre unità presenti nel sistema.
NOTA BENE: TUTTI I DATI presenti sull'unità di destinazione saranno DISTRUTTI! È possibile accedere al Clone Tool facendo clic sul pulsante RAID. Affinché questa opzione si renda disponibile, è necessario che esista almeno una partizione RAID software non allocata.
L'unità sorgente deve soddisfare i parametri seguenti:
· Può contenere soltanto partizioni RAID software
Tutte le partizioni devono essere vincolate all'unità sorgente (potete impostare tale condizione nella casella di controllo Unità consentite nel momento in cui apportate delle modifiche alle singole partizioni). Le partizioni preesistenti soddisfano automaticamente detta condizione.
· nessuna delle partizioni RAID software può essere allocata a un dispositivo RAID.
Ciascuna unità di destinazione deve soddisfare i parametri seguenti:
· le sue dimensioni devono essere pari alla somma delle dimensioni di partenza (ossia, prima che si verifichi l'estensione) di tutte le partizioni presenti sull'unità sorgente.
· non può contenere partizioni che appartengano a un dispositivo RAID o a un Volume Group LVM, poiché questo impedirebbe l'eliminazione di tutte le partizioni sull'unità di destinazione.
Attualmente, questa opzione è disponibile solo nel programma di installazione a interfaccia grafica utente.
Adesso è possibile rimuovere tutte le partizioni presenti su una data unità selezionandola dall'elenco con struttura ad albero e facendo clic sul pulsante Elimina. Qualora risultasse impossibile rimuovere alcune delle partizioni (in quanto appartenenti a un dispositivo RAID o a un Volume Group LVM), verrà visualizzato un messaggio di avviso. Attualmente, questa opzione è disponibile solo nel programma di installazione a interfaccia grafica.
Con la nuova versione è possibile configurare il Logical Volume Management (LVM) nel corso dell'installazione. Si consiglia di testare questo componente.
Per configurare l'LVM durante l'installazione:
1) Create una nuova partizione di tipo volume fisico (LVM). Un volume fisico deve essere vincolato a un'unità e potete crearne più di uno.
2) Fate clic sul pulsante LVM in Disk Druid per raccogliere i volumi fisici in gruppi di volume. Un "gruppo di volumi" è essenzialmente una raccolta di volumi fisici. Potete disporre di molteplici gruppi di volume, ma un volume fisico può essere contenuto in un solo gruppo di volumi.
3) Per ciascun gruppo di volumi dovete creare volumi logici (LV) cui assegnare mount point e tipi di filesystem.
È possibile lasciare un po' di spazio libero nel gruppo di volumi in modo da poter accrescere le dimensioni dei volumi logici contenuti al suo interno a installazione ultimata.
La partizione /boot non può risiedere all'interno di un volume logico. Se la partizione root (/) è un volume logico, occorre che creiate una partizione /boot separata, che non faccia parte di un gruppo di volumi.
Potete creare e modificare gruppi di volumi e nel programma di installazione grafica e potete assegnare mount point unicamente a volumi logici esistenti.
Per l'utilizzo dell'LVM esiste un supporto kickstart. Per servirvene, è necessario che all'interno del vostro file di configurazione di kickstart esista una sezione di partizionamento simile alla seguente:
part /boot --size 50
part swap --recommended
part pv.01 --size 3000
volgroup myvg pv.01
logvol / --vgname myvg --size=2000 --name=rootvol
Maggiori informazioni al riguardo sono disponibili nella Official Red Hat Linux Customization Guide.
Nell'ambiente di installazione sono disponibili due comandi utili alla creazione di file kickstart dinamici. Il comando list-harddrives produce un elenco dei dispositivi a blocchi disponibili, ordinati per nome, con la loro dimensione (in unità da 1k) riportata nella seconda colonna. Questo comando consente di creare un file include kickstart con comandi di partizionamento basati su hardware testato.
L'altro comando è kudzu-probe, che fornisce un elenco di tutti i comuni tipi di hardware rilevati. Può rivelarsi utile per individuare e accedere a vari tipi di configurazione hardware negli script di kickstart.
Adesso Red Hat Linux ora installa di default i caratteri delle lingue locali tramite UTF-8 (Unicode) oltre alle lingue cinese, giapponese o coreano.
Ciò ha portato varie conseguenze:
· I caratteri lineari in applicazioni quali make menuconfig non appaiono correttamente in determinati ambienti.
· Sulla console, il font latArCyrHeb-16 viene utilizzato per assicurare la miglior copertura Unicode possibile. Quando questo font è in uso, i colori in grassetto non sono disponibili.
· Alcune applicazioni di terze parti, come per esempio Acrobat Reader di Adobe, potrebbero non funzionare correttamente (oppure bloccarsi all'avvio) a causa del mancato supporto dei codici Unicode. In attesa che gli sviluppatori di terze parti si attivino per fornire detto supporto, potete ovviare al problema impostando la variabile di ambiente LANG al prompt della shell per C prima di digitare il nome dell'applicazione. Per esempio:
LANG=C acroread
La suite per l'ufficio OpenOffice.org è inclusa.
Per problemi di conflitti tra licenze di brevetti e licenze di codice sorgente delle applicazioni, il supporto di audio layer 3 (mp3) MPEG-1/2 è stato rimosso dalle applicazioni di Red Hat Linux quali XMMS e noatun. Red Hat suggerisce di utilizzare Ogg Vorbis™, un formato audio compresso aperto, non proprietario, senza brevetti e royalty.
dhclient (dal pacchetto dhcp) è l'attuale client DHCP predefinito.
Red Hat Linux si serve ora di Xft per i font in GNOME e KDE, che utilizza fontconfig per configurare i caratteri. Il vecchio file di configurazione di Xft /etc/X11/XftConfig non è più in uso né supportato, dal momento che è stato sostituito dal nuovo metodo di configurazione unificato fontconfig. Il file config fontconfig può essere personalizzato modificando /etc/fonts/fonts.conf file.
Se desiderate aggiungere dei font alla vostra configurazione, potete copiarli in ~/.fonts (or /usr/share/fonts), ed eseguire fc-cache directory. I font saranno in questo modo disponibili.
GNOME 2.0 è ora incluso e contiene aggiornamenti e nuove caratteristiche rispetto alle versioni precedenti. Ecco alcune delle novità:
· supporto configurabile dall'utente per fonti anti-alias
· correzione dello sfarfallio della finestra di applicazione relativa agli indirizzi
· immagini composite su sfondi creati con alpha blending
· migliori possibilità di utilizzo, tra cui il trascinamento delle finestre delle applicazioni verso altri spazi di lavoro mediante l'applet Workspace Switcher, il supporto per lo scrolling nei menu molto lunghi, il mantenimento del nome del file quando si cambia directory nelle caselle di dialogo e molto altro ancora.
· una nuova, essenziale sezione help
· una nuova applicazione di prompt della shell, riscritta in modo da supportare tabelle e profili personali
· notevoli miglioramenti nelle prestazioni, soprattutto in relazione al file manager Nautilus
· i pannelli di controllo risultano molto più intuitivi
· navigazione tramite tastiera dell'intera interfaccia utente
· GNOME 2.0 utilizza Unicode in formato nativo, che consente agli utenti di creare e manipolare i documenti in più lingue
Il Display Manager di GNOME è il manager di login e sessione di default. Se eseguite l'aggiornamento da Red Hat Linux 7.3 o versione precedente, e volete continuare a usare il vostro manager, per esempio KDM o XDM, potete aggiungere la seguente riga al vostro file /etc/sysconfig/desktop.
Per KDM:
DISPLAYMANAGER="KDE"
Per XDM:
DISPLAYMANAGER="XDM"
Il supporto per l'hardware video ereditario XFree86 3.3.6 è stato elimitato dalla distribuzione e non è più supportato. XFree86 4.2.0 è attualmente l'unico server X fornito con Red Hat Linux. L'hardware che in precedenza era stato impostato per usare XFree86 3.3.6 per default, adesso utilizza il driver nativo XFree86 4.x come predefinito per il chipset video stabilito (se XFree86 4.x possiede supporto nativo per il chip). Se non esiste alcun driver nativo all'interno di 4.x per un determinato chip video, o se il driver nativo non funziona correttamente, verrà utilizzato per default il driver "vesa", che si serve del supporto VESA Video Bios Extension contenuto nella BIOS della scheda video, al fine di fornire un minimo di supporto 2D. L'hardware per il quale nulla di quanto elencato sopra funziona correttamente, viene configurato in modo che utilizzi il driver vga.
L'attuale file di configurazione di XFree86 4.x è /etc/X11/XF86Config, in sostituzione di /etc/X11/XF86Config-4, utilizzato nelle release precedenti. Il file XF86Config-4, compatibile con le versioni precedenti, è stato aggiunto da XFree86.org a XFree86 4.x per consentire ai rivenditori di distribuire sia 4.x sia 3.3.6 e permettere alle due versioni di coesistere nonostante i formati dei rispettivi file config siano diversi. Adesso che XFree86 3.3.6 non è più supportato, questa caratteristica di compatibilità non è più necessaria, dunque i nostri tool di configurazione sono stati modificati in modo che il file config XFree86 4.x compilato come XF86Config, che è il nome predefinito che XFree86 si aspetta di trovare quando non coesiste con 3.3.6. Ciò solleva inoltre l'utente finale dalla confusione derivante dall'avere due file di configurazione separati.
Le librerie condivise Mesa libGL e libGLU che in precedenza erano incluse come parte integrante del pacchetto XFree86-libs sono state separate in due nuovi sottopacchetti, ossia XFree86-Mesa-libGL e XFree86-Mesa-libGLU. Questo potenziamento è stato attuato al fine di agevolare i rivenditori hardware che distribuiscono le proprie libGL e/o libGLU in sostituzione delle librerie Mesa fornite con Red Hat Linux e per facilitare l'utente nell'installazione di unità video di terze parti con le relative librerie libGL/libGLU.
Al primo avvio di Red Hat Linux, viene attivato il Red Hat Linux Setup Agent, che permette all'utente di impostare le configurazioni più comuni del sistema, tra cui la data, l'ora e la scheda audio, di registrare il sistema nella Red Hat Network e di eseguire il Red Hat Update Agent per scaricare gli aggiornamenti di software disponibili. L'utente può inoltre installare programmi software da CD aggiuntivi di Red Hat Linux, come per esempio il CD di documentazione.
La GCC (GNU Compiler Collection) è stata aggiornata alla versione 3.2 e include ora le seguenti migliorie e caratteristiche aggiuntive:
· Riordinamento dei blocchi tramite branch prediction (previsione di diramazione o di salto)
· Ottimizzazioni guidate sulla base dei profili
· Ulteriori aggiunte C99 e ISO C++98
· Allineamento ad albero del front end C per una maggior ottimizzazione durante la compilazione
· Supporto per la memorizzazione locale di thread
· Miglioramenti nelle prestazioni di generazione del codice CPU AMD Athlon
· Aumento del 10-50% della velocità del preprocessore rispetto a GCC 3.0
· Dwarf-2 (che include le estensioni Dwarf-3) ha sostituito Stabs come formato di debug di defaul per la maggior parte delle piattaforme ELF
· È stato aggiunto il supporto per le informazioni di debug per le macro
A causa delle rilevanti correzioni ABI, il compilatore C++ fornito con GCC 3.2 produce un codice non compatibile con le versioni di GCC precedenti, comprese la 3.1.x e la 2.96. Inoltre, esistono correzioni ABI per il compilatore C relative a bitfield molto lunghi, e utilizzare definizioni di tipo where __attribute__((aligned (xxx))) come bitfield di tipo base non è come usare __attribute__((aligned (xxx))) direttamente sul bitfield.
Inoltre la compatibilità binaria non è garantita per le release future del compilatore C++, in quanto la necessità di compilatori conformi agli standard potrebbe modificare l'ABI.
Il GCJ (GNU Java Compiler) è stato aggiornato alla versione 3.2 e comprende le seguenti migliorie e caratteristiche aggiuntive:
· Miglioramenti generali nelle prestazioni di compilazione e compatibilità, nonché supporto parallel make
· Supporto per RMI, java.lang.ref.*, javax.naming e javax.transaction
· I file property e altre risorse di sistema possono essere compilati all'interno di eseguibili che utilizzano libgcj con la nuova caratteristica gcj --resource
· Supporto per funzioni integrate per metodi conosciuti, come per esempio Math.cos
· Implementazione delle interfacce di invocazione JNI e CNI: il codice Java compilato tramite gcj può ora essere chiamato da un'applicazione C/C++
· Rimozione automatica di controlli ridondanti sull'array nei casi più comuni
· Introduzione del metodo di ottimizzazione --no-store-checks. Può essere utilizzato per non eseguire controlli durante l'avvio su codici che non producono un'ArrayStoreException
· Aggiunta degli standard dell'interfaccia di terza parte org.w3c.dom e org.xml.sax
· Fusione di java.security con GNU Classpath. Il nuovo pacchetto è ora compatibile con JDK 1.2 ed è molto più completo
· java.lang.Character è stato ricompilato in modo da soddisfare lo standard Unicode 3.0 e per migliorarne le prestazioni
· Aggiunta del supporto per diversi caratteri addizionali a libgcj
· Implementazione di socket con timeout
· Fusione di libgcj in una singola libreria condivisa. Per il garbage collector e per zlib non esistono più librerie condivise separate
· libgcj supporta la sincronizzazione per hash (thin lock), un percorso speciale di allocazione per oggetti finalizer-free, allocazione come thread-local, GC parallelo e altre modifiche di GC
Il gdb (GNU debugger) È stato aggiornato alla versione 5.2.1 e include le seguenti migliorie e caratteristiche aggiuntive:
· moltiplici correzioni di bug
· È stato implementato un nuovo comando chiamato generate-core-file (o gcore), che permette all'utente di disfarsi in qualsiasi momento di un core file del processo figlio
· È stata introdotta l'opzione a linea di comando seguente: --pid oppure -p seguita da un identificativo di processo
· C'è un che di sagace nel modo in cui GDB gestisce gli argomenti delle linee di comando. Il primo argomento non flaggato è sempre un programma su cui va eseguito il debug, mentre il secondo può essere un core file oppure un identificativo di processo. In passato, GDB tentava di aprire il secondo argomento come core file e, nel caso non vi riuscisse, inviava un messaggio di errore superfluo e poi cercava di allegarlo come processo.
Attualmente, se il secondo argomento non è preceduto da un numero viene gestito come core file; se, invece, è preceduto da un numero, GDB cercherà di allegarlo come processo e, nel caso detto processo non venga rilevato, tenterà di aprirlo come core file
La libreria glibc (GNU C Library) è stata aggiornata alla versione 2.3 e comprende le seguenti migliorie e caratteristiche aggiuntive:
· nuovo modello di caratteri
· funzione malloc mirata al miglioramento delle prestazioni
· archivi di caratteri
· regex riscritte in conformità agli standard per prestazioni migliori
· maggior solidità nell'indirizzamento di bug multipli
La libreria GNU G++ (tdlibc++) è stata aggiornata e comprende le seguenti migliorie e caratteristiche aggiuntive:
· Supporto C99 addizionale
· Correzioni di bug
· Ottimizzazione delle prestazioni I/0
· stdio_filebuf in grado di prendere fd, FILE
· Supporto per cxa_demangle definito in cxxabi.h per C++ demangling
· Supporto Wide-io
· Ottimizzazione per dimensione degli eseguibili e allocazione della memoria
· Supporto per versioning di simboli esportati e file include
· La documentazione Doxygen è stata estesa, incluse le pagine man
· Ottimizzazioni basic_string e risoluzioni MT
· Supporto full-named di caratteri per tutti gli aspetti, scelta di gnu, ieee_1003.1-200x (POSIX 2) o modelli generici
Le GNU binutils sono state aggiornate alla versione 2.13 e comprendono le seguenti migliorie e caratteristiche aggiuntive:
· size: Add --totals per visualizzare un compendio delle dimensioni (solo formato Berkeley)
· readelf: Add --wide option per non spezzare l'intestazione di sezione o frazionare le righe degli elenchi per rientrare nelle 80 colonne
· strings: Add --encoding per visualizzare stringhe estese di caratteri
· objcopy: Add --rename-section per cambiare nome alle sezioni
· readelf: aggiunta del supporto per estensioni DWARF 2.1. Aggiunta di supporto per visualizzare il contenuto delle sezioni .debug.macinfo
· Aggiunta di nuovi switch a linea di comando a objcopy per far sì che i simboli siano mantenuti come simboli globali e per specificare file che contengono elenchi di tali simboli
· Aggiunta di un nuovo switch a linea di comando a objcopy --alt-machine-code che crea un binario con un codice macchina alternato, sempre che ve ne sia uno definito nella descrizione dell'architettura. Supportato solo per target ELF
· Aggiunta di un nuovo switch a linea di comando a objcopy -B (o --binary-architecture) che imposta l'architettura del file output secondo un dato argomento. Questa opzione ha valenza solo se il target in ingresso è binario, altrimenti viene ignorata
È incluso il supporto prelink sperimentale
Prelink è un'utilità che modifica le librerie condivise ELF e gli eseguibili. Questo determina l'assenza di lookup di simboli all'avvio e un numero inferiore di rilocazioni da applicare, che consente ai programmi di essere più rapidi e occupare meno memoria.
Per eseguire il prelink di tutti i binari e le librerie nelle directory specificate nel file di configurazione di prelink, eseguire il seguente comando come root:
/usr/sbin/prelink --all --conserve-memory
Per ripristinare i binari e le librerie allo stato di origine, eseguire:
/usr/sbin/prelink --undo -all
Quando le librerie sono aggiornate su un sistema prelink, i programmi che utilizzano le librerie non potranno utilizzare il prelinking fino a quando il prelink non viene eseguito di nuovo (in questo modo si avvieranno alla stessa velocità, con o senza prelinking).
Il profiler del sistema Linux (oprofile) è stato aggiunto. Oprofile consente di eseguire il profiling trasparente del codice in background, verificando le prestazioni dell'hardware coi sistemi dei processori più moderni. La versione di Oprofile inclusa in Red Hat Linux presenta seguenti migliorie e caratteristiche aggiuntive rispetto alle versioni precedenti:
· Rielaborazione per consentire il supporto del kernel fornito con Red Hat Linux 8.0
· Opzione per l'esclusione di simboli nell'elenco op_time
· oprofpp ha una nuova opzione -r (ordine inverso)
· oprofpp -s è molto più veloce e le percentuali si riferiscono al simbolo selezionato
· Il file system.map non è più richiesto
Nota: l'interfaccia oprofile del kernel è ancora in fase di modifica. Red Hat si aspetta che le versioni future del kernel possano richiedere versioni più recenti del pacchetto oprofile al fine di utilizzare la funzionalità oprofile. Se utilizzate l'interfaccia oprofile per il vostro codice, sappiate che questa può cambiare nei rilasci errata del kernel per Red Hat Linux 8.0, e nelle versioni future di Red Hat Linux.
Perl è stato aggiornato alla versione 5.8 e comprende le seguenti migliorie e caratteristiche aggiuntive rispetto alla 5.6.x fornita con Red Hat Linux 7.3:
· Threading e interpreti multipli
· Supporto Unicode/UTF-8 completo
· Supporto per i file molto grandi
Notate che sebbene la compatibilità con le versioni precedenti di Perl sia rimasta invariata in questa release, tutti i moduli binari dovranno comunque essere ricompilati.
Il server Apache HTTP è stato aggiornato alla versione 2.0. Il pacchetto così aggiornato va a sostituire la versione 1.3 ed ` stato ribattezzato httpd. I moduli auth_ldap, mod_put, mod_roaming mod_auth_any, mod_bandwidth, mod_throttle, e mod_dav sono stati eliminati; la funzionalità WebDAV è ora inclusa nel pacchetto httpd. Si renderanno necessarie alcune modifiche ai file di configurazione esistenti. Per maggiori dettagli, consultate il manuale di migrazione all'indirizzo /usr/share/doc/httpd-<ver>/migration.html.
Il file principale di configurazione per sendmail è stato spostato da /etc/sendmail.cf a /etc/mail/sendmail.cf.
L'MTA (Mail Transport Agent) di Sendmail è stato aggiornato alla versione 8.12.2 e non è più root setuid; pertanto, la funzionalità di accodamento della posta deve potersi connettere al server di posta in funzione sul computer locale. Adesso, DAEMON=no all'interno di /etc/sysconfig/sendmail viene, dunque, ignorato.
Per default, l'MTA di Sendmail non accetta connessioni di rete da host diversi dal computer locale. Se volete configurare Sendmail come server per altri client, modificate /etc/mail/sendmail.mc e cambiate DAEMON_OPTIONS in modo che resti in attesa su dispositivi di rete oppure commentate questa opzione. Dovrete rigenerare regenerate /etc/mail/sendmail.cf eseguendo:
m4 /etc/mail/sendmail.mc > /etc/mail/sendmail.cf
Perché ciò funzioni, è necessario aver installato il pacchetto sendmail-cf.
Per default, il print spooler LPRng non accetta connessioni di rete da host diversi dal computer locale. Se volete configurare LPRng come server per altri client, modificate /etc/lpd.perms.
Per maggiori informazioni ed esempi di configurazione, consultate la pagina man di lpd.perms, cui potete accedere digitando man lpd.perms al prompt della shell.
Sono stati riscontrati alcuni problemi nell'aggiornamento di sistemi Red Hat Linux 6.x, 7.0, 7.1, 7.2, 7.3 e 8.0 che hanno Ximian GNOME in esecuzione. Tali problemi sono dovuti a un accavallamento di versioni tra gli RPM ufficiali di Red Hat Linux e quelli di Ximian. Tenete presente che tale configurazione non è supportata da Red Hat. Per far fronte alla questione avete a disposizione diverse alternative:
1) Potete rimuovere Ximian GNOME dal vostro sistema Red Hat Linux prima di procedere all'aggiornamento.
2) Potete aggiornare Red Hat Linux e poi reinstallare immediatamente Ximian GNOME.
3) Potete aggiornare Red Hat Linux e poi rimuovere immediatamente tutti i restanti RPM Ximiam e sostituirli con gli RPM Red Hat Linux corrispondenti.
Dovete assolutamente risolvere il problema dell'accavallamento di versione usando uno dei metodi sopra descritti. Se non lo fate, la vostra configurazione di GNOME non sarà stabile.
Il browser Web Netscape è stato eliminato.
Il browser Web Mozilla è stato aggiornato alla versione 1.01 e presenta delle migliorie in termini di velocità, stabilità e conformità agli standard.
Il pacchetto semi, che fornisce funzionalità MIME per l'accesso al client di posta Emacs, è stato fuso nel pacchetto wl (Wanderlust), poiché non vi sono altri pacchetti che richiedano la libreria semi. Wanderlust è un client IMAP4, POP e NNTP per Emacs.
La funzionalità RPM Package Manager (RPM) è stata suddivisa in due pacchetti, ciascuno dei quali con caratteristiche distinte. Il pacchetto rpm serve per installare, interrogare, verificare e rimuovere pacchetti RPM dal vostro sistema Red Hat Linux; il pacchetto rpm-build serve per creare e costruire pacchetti RPM. Per saperne di più sui comandi rpm e rpmbuild accedete alle relative pagine man digitando man rpm e man rpmbuild a un prompt della shell.
RPM verifica le firme digitali durante la lettura dei pacchetti nel corso dell'installazione. Per verificare le firme relative ai pacchetti a installazione ultimata, la chiave pubblica del pacchetto deve essere importata nel database rpm. Per esempio, per importare la chiave pubblica di Red Hat, collegatevi come root e, al prompt della shell, digitate quanto segue:
rpm --import /usr/share/doc/rpm-<versione>/RPM-GPG-KEY
Notate che questa chiave sarà importata alla prima esecuzione di up2date.
Dopo aver importato la chiave pubblica, potete verificare il digest del pacchetto e le informazioni relative alla firma, utilizzando il comando seguente:
rpm --checksig nome_pacchetto
RPM indicherà inoltre il/i pacchetto/i in grado di soddisfare le dipendenze non risolte, se il pacchetto rpmdb-redhat è installato. Per esempio, se state tentando di aggiornare gnumeric senza una delle librerie richieste, vi compare il messaggio seguente:
rpm -Uvh gnumeric-1.0.5-5.i386.rpm
error: Failed dependencies:
libbonobo-print.so.2 is needed by gnumeric-1.0.5-5
libbonobo.so.2 is needed by gnumeric-1.0.5-5
libbonobox.so.2 is needed by gnumeric-1.0.5-5
Suggested resolutions:
bonobo-1.0.20-3.i386.rpm
Il meccanismo sopra descritto equivale a (e sostituirà) il meccanismo --redhatprovides esistente.
GNU Ghostscript è stato aggiornato alla versione 7.05.
Per default, top e ps visualizzano il thread principale (iniziale) di processi thread-aware. Per mostrare tutti i thread, utilizzate il comando ps -m oppure digitate H in top.
Il pacchetto proxy filter junkbuster è stato sostituito dal pacchetto privoxy, in grado di filtrare animazioni, pop-up, linguette di refresh e webbugs.
Red Hat Linux 8.0 contiene i tool di configurazione e di sistema seguenti:
Log Viewer (redhat-logviewer)
NFS Configuration Tool (redhat-config-nfs)
X Configuration Tool (redhat-config-xfree86)
Sound Card Configuration Tool (redhat-config-soundcard)
Language Selection Tool (redhat-config-language)
Keyboard Configuration Tool (redhat-config-keyboard)
Mouse Configuration Tool (redhat-config-mouse)
Root Password Tool (redhat-config-rootpassword)
Security Level Configuration Tool (redhat-config-securitylevel)
Package Management Tool (redhat-config-packages)
I pacchetti seguenti sono stati rinominati:
apache, apache-devel, e apache-manual sono stati rinominati in httpd, httpd-devel e httpd-manual
apacheconf - rinominato in redhat-config-httpd
bindconf - rinominato in redhat-config-bind
dateconfig - rinominato in redhat-config-date
ksconfig - rinominato in redhat-config-kickstart
printconf - rinominato in redhat-config-printer
printconf-gui - rinominato in redhat-config-printer-gui
serviceconf - rinominato in redhat-config-services
sysctlconfig - rinominato in redhat-config-proc
Alcuni dei tool di configurazione utilizzano pam_timestamp, un modulo per implementare timestamp di autenticazione tipo sudo via PAM. La funzione di autenticazione verifica l'esistenza del file timestamp. Se il file esiste ed è stato creato da meno di cinque minuti (lo stesso parametro di default di sudo), l'autenticazione avviene con successo, senza che venga richiesta nuovamente la password di root.
Se viene lanciato un programma con supporto pam_timestamp dal Menu Principale o Nautilus e l'autenticazione avviene con successo, compare un'icona chiave nell'area del pannello di notifica che indica che un utente autenticato ha in cache l'autenticazione di root. Quando l'autenticazione scade, l'icona viene rimossa.
I pacchetti seguenti sono stati sostituiti:
Xconfigurator - sostituito da redhat-config-xfree86
ucd-snmp - sostituito da net-snmp
ee - sostituito da eog
gtop - sostituito da gnome-system-monitor
console-tools - sostituito da kbd
junkbuster - sostituito da privoxy
python-xmlrpc - ora parte di python
ncftp - può ancora essere installato, ma lftp è ora il client FTP installato per default.
I pacchetti seguenti sono stati rimossi da questa versione di Red Hat Linux.
alien
auth_ldap
blt
dip
fvwm2
elm
extace
glms
gnomeicu
gnome-pim
gnorpm
gphoto
gq
ical
jikes
kaffe
kontrol-panel
metamail
micq
mm
mod_auth_any
mod_bandwidth
mod_dav
mod_put
mod_roaming
mod_throttle
netscape
playmidi
pump
rpmfind
rpmlint
rxvt
sliplogin
taper
xbill
xdaliclock
xlockmore
xmailbox
xpilot
I pacchetti seguenti sono stati disapprovati e saranno rimossi nella prossima versione di Red Hat Linux.
LPRng (per questa release resta comunque il print spooler predefinito)
lilo
sndconfig
Il kernel utilizzato in questa versione presenta le seguenti migliorie e caratteristiche aggiuntive: supporto per Adaptec U320, driver aacraid aggiornato, accessibilità speakup, HZ=512 per i686 e Athlon, console di rete e crash dump. Inoltre, sono state apportati numerosi piccoli miglioramenti non riportati in questo elenco. Il kernel è basato sulla versione 2.4.18 con parti della 2.4.19 e il patchset -ac.
Il kernel incluso in Red Hat Linux 8.0 è compilato con la versione 3.2 di GCC. I test hanno mostrato che non è possibile utilizzare i moduli del kernel compilati con compilatori GCC (GCC 2.96 o precedenti) non recenti coi kernel GCC 3.2 compilati. Nel kernel sono stati risolti alcuni vecchi bug GCC, che modificano le firme delle strutture dei dati.Queste restrizioni non sono in uso quando si utilizza GCC 3.2. Tutti i moduli del kernel inclusi in Red Hat Linux 8.0 sono compilati con GCC 3.2; tuttavia, quando si utilizzano moduli terze parti è importante assicurarsi che ogni modulo e i suoi oggetti dipendenti, siano compilati con GCC 3.2. I programmi modutils insmod e modprobe impediscono il caricamento di moduli nel caso di incongruenze tra le versioni dei compiler; il caricamento dei moduli può essere forzato mediante il parametro -f.
HZ=512 su i686 e Athlon significa che l'orologio di sistema ticchetta 5 volte più velocemente di quanto non faccia su altre piattaforme x86 (i386 e i586); fin da quando il kernel Linux è stato creato, HZ=100 era sempre stato il parametro predefinito sulle piattaforme x86. Questo cambiamento offre una maggior interattività, una minor attesa da parte di alcuni programmi e migliori prestazioni del temporizzatore. Il filesystem /proc è stato sistemato in modo che riporti i numeri come se HZ=100 fosse in funzione.
Il kernel di questa versione beta supporta fino a 256 dischi scsi (il limite fissato in precedenza era di 128).
Il nuovo driver aacraid supporta i 64-bit, dunque dovrebbe offrire prestazioni più elevate su sistemi con più di 4GB di memoria quando il kernel "bigmen" è in uso.
La console di rete e la funzionalità di crash dump dall'Advance Server 2.1 di Red Hat Linux è stato importato in questa nuova release. La documentazione relativa alla loro configurazione è inserita nei pacchetti netdump e netdump-server ed è reperibile anche come documento white paper all'indirizzo seguente: http://www.redhat.com/support/wpapers/redhat/netdump/index.html
Il kernel di Red Hat Linux 8.0 contiene una versione in anteprima del nuovo client definito kafs per il filesystem AFS distribuito. Quesot client non è completo e si presenta solo in modalità read-only. Il client serve solo per i test e non è supportato.
DMA è disabilitato sulle unità CD-ROM di questa versione in modo diverso ma più affidabile rispetto al passato. Se siete certi che la vostra unità CD-ROM supporti IDE DMA, posizionate la seguente riga nel file /etc/modules.conf:
options ide-cd dma=1
Nota speciale: il supporto ACL aggiunto al kernel nelle prime due release beta Public si è rivelato non stabile e ha prodotto un calo nella compatibilità del kernel con gli standard vigenti. Red Hat ha perciò rimosso tale supporto dal kernel di Red Hat Linux 8.0. Gli ingegneri responsabili per il kernel continueranno a lavorare per migliorare la qualità del supporto ACL per poterlo rendere disponibile in una futura release. I pacchetti attr e acl necessari al funzionamento del supporto ACL sono stati comunque inclusi nella release attuale per tutti gli utenti e gli sviluppatori che desiderano testare le ACL per questa versione. Red Hat potrebbe, a nostra discrezione, fornire il supporto alle ACL in questa versione di Red Hat Linux sotto forma di aggiornamento, qualora gli esiti dei test dimostrino che tale supporto ha raggiunto uno standard di qualità sufficiente.